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Facteurs de pianos en France
Ignace PLEYEL
à Paris
(°1807)
Se la sete di lama fosse il primo bisogno dell'artista, se per lui nell'esercizio della sua arte, qualcosa non vi fosse di più sublime e di più puro di quella soddisfazione d'amor proprio che risulta dal pubblico favore : se finalmente, secondo l'espressione di un antico; egli non cantasse che per le Muse e per sè, penoso sarebbe lo spettacolo del naufragio di tante riputaioni create da un capriccio della moda, e colla stessa facilità da un altro capriccio distrutte. Per buona ventura il godimento più vivodel poeta, del gran pittore o del musico risiede nella produzione delle opere del suo talento, e questo godimento lo sarcisce con usura dei disgusti che possono assalirlo. La fama non suole accompagnare che il merito reale; ma il fanatismo divora quelli che alla prima sembra favorire. E chi occasionò mai più fanatismo di Pleyel ? Chi altri godette di una riputazione più universale, d’ una sovranità più assoluta nell’ arte della musica ? Per più di venti anni, non vi fu né prefessore nè dlv lettante di musica che non trovasse diletto nelle ispirazioni del suo genio, non luogo per remoto che si fosse in cui le opere sue non fossero conosciute, non mercante di musica di cui egli non facesse la fortuna.
Riprodotta sotto tutte le forme dalle speculazioni del
commercio, la sua musica occupava i momenti d’ ozio dell’ allievo il
più inesperto, come dell’ artista il più abile; ella abbracciava
tutto il regno istrumentale, e pareva che niun’ altra ve ne fosse. La modestia del’ artista cedette forse con troppa facilità a quel cambiamento di fortuna. Stanco di trionfi non usò di quanto ancora gli rimaneva di forze per conseguirne de’ nuovi: altri lavori occuparono la sua vita; talenti più giovani si produssero, ed una generazione nuova si innalzò, la quale non s‘ informò neppure dell’ esistenza di un uomo che aveva formata la delizia della generazione precedente. Nato nel 1757 a Rupperstahl piccolo villaggio a poche leghe da Vienna, Ignazio Pleyel fu il vigesimo quarto figlio di Martino Pleyel maestro di scuola del luogo, e d’ una signora d’ alto lignaggio, che quel matrimonio disuguale fece diseredare da suoi genitori. La madre d’ Ignazio Pleyel perdette la vita nel darla a lui. Martino si rimaritò, ebbe quattordici altri figli dalla sua seconda moglie, e mori in età di 99 anni. Educato, come si educa in Germania, Ignazio Pleyel apprese gli elementi della musica insieme a quelli della sua lingua. La sua disposizione per quest’ arte si manifestò di buon’ora, e parve abbastanza, deciso perchè si mandasse a Vienna, ove studiò il piano forte sotto la direzione di Wanhal. Fino all’età di 15 anni egli non ebbe altri maestri, ma in quell’ epoca, (verso il 1772 ), il conte Erdödy, gran Signore ungherese lo prese a proteggere, e lo collocò presso Giuseppe Haidn, di cui egli divenne nello stesso tempo allievo e pensionario.
Quel generoso mecenate si era incaricato di
pagare egli stesso il prezzo della pensione, che era di cento Luigi
Panno, somma considerabilissima per quei tempi. Per cinque anni che
Pleyel passò presso Haidn, si occupò assiduamente degli studi che
quel grand'uomo gli faceva fare. Quando Haidn aveva finito un'opera nuova, egli aveva l'abitudine di lasciarla per qualche tempo prima di rivederla per farvi le correzioni che poteva credere necessarie. Ora avvenne, che avendo avuto alcuni dispiaceri, quel gran musico si sentì trascinato a comporre un'opera di sei quartetti, tutti in tuono minore. Secondo il suo costume egli lasciò il manoscritto sul suo piano forte, e dimenticò intieramente le idee contenute in quell'opera, come gli accadeva ogni volta che aveva scritte qualche cosa. Passato un po' di tempo, egli volle rivedere quell'opera, della quale aveva conservato buona opinione, ma la cercò in vano; ell'era sparita nè più la rivide. Pleyel solo viveva intimamente in casa sua. Haidn non dubitò ch'egli non fosse l’autore del furto, e rimase fermo in questa opinione ad onta di tutte‘ le proteste del suo allievo. Alla fine il sincero attaccamento di quest’ ultimo lo convinse della sua innocenza; gli rendette tutta la sua’ amicizia, n'è gli rimase altro che il dispiacere d‘ aver perduto una delle sue più belle opere. Quello che rende più singolare quest’ aneddoto ai è, che il ladro non approfitti) del tesoro che aveva rubato: mai quei quartetti non furono pubblicati. Pleyel era vicino a compiere i venti anni di età: egli aveva quasi terminato i suoi studi, quando Gluck ritornò a Vienna nel 1776, dopo aver fatto rappresentare il suo Alceste a Parigi. Pochi giorni dopo il suo arrivo egli andò a vedere Haidn, che gli fece sentire il suo quartetto in fa minore che appena aveva terminato. Indifferente una si bella composizione non poteva essere per il ristauratore della tragedia lirica; egli lodolla molto. Allora Haidn gli chiese la permissione di fargli sentire un pezzo composto da quello ch'egli chiamava il suo allievo favorito. Questo saggio del talento di Pleyel fu encomiato da Gluck che gli disse: n Mio bravo giovine; ora che avete imparato a mettere le note sulla carta, non vi resta da imparare altro che a cancellarne. Nel 1777, Pleyel uscì dalla Casa di Haidn per andar dal suo protettore, il Conte Erdódy, che lo nomino suo Maestro di cappella. Ma sebbene questa posizione olfrisse qualche attrattiva al giovine musico, egli era preoccupato violentemente dal desiderio di visitare Vltalia. Il Conte si oppose da principio a questo suo desiderio, ma cedendo finalmente alle sue istanze gli somministrò i mezzi per fare il viaggio, e Pleyel partì per Napoli. Il suo talento per la musica strumentale si era giù ma. nifestato nella composizione della sua prima opera di quartetti, nella quale si scorgeva una facilità naturale a produrre delle melodie felici, ed una maniera tutta sua. Per una singolarità notabilissima, Haidn, nelle lezioni che gli aveva date pel corso di cinque anni, non gli aveva mai parlato del ritmo musicale, e non gli aveva fatto travedere che vi fossero delle regole riguardo alla somiglianza delle frasi. Egli era ancora in questa ignoranza quando scrisse la sua prima operafll suo istinto musicale gli aveva fattdtrovare questo ritmo necessario; ma essendoglì sfuggito un errore di questo genere in un bflinuelto, le osservazioni critiche di un suo amico gli fecero conoscere, che esistevano precetti da lui fino allora ignorati. Arrivato in Italia, Pleyel strinse amicizia con tutti gli artisti celebri che brillavano allora, e con quelli che lodivennero posteriormente. Cimarosa, Guglieltni furono di questo numero. Per le occasioni che egli ebbe di sentire Marchesi, Guadagni, Pacchiarotti, la Gabrielli e vari altri famosi cantanti che fiorivano in quel tempo, si formò il suo gusto. Nardini viveva tuttora, Pleyel potè sentirlo ed ammirarlo: conobbe pure Pugnani e vari altri artisti di grido che facevano la gloria dell'Italia in quell’ epoca la più bella e più meravigliosa della storia della musica italiana. A Napoli fu presentato al re che lo accolse con molta bontà e gli chiese dei pezzi di mlìslca per la llra, strumento ch’egli suonava. Pleyel glie'ne scrisse vari. Sebbene la natura del suo talento lo portasse verso la musica strumentale, volle provare le sue forze sulla scena e compose per il gran teatro di Napoli l'lfigenia, che piacqne e fu tradotta in tedesco. Tornato in Germania nel 1781, Pleyel non vi si fermò lungo tempo. Tutto occupato delle rimembranze dell’ Italia, volle di nuovo visitare quella patria delle dolci melodie, ed andò a Roma, evi ‘era ancora nel 1783, nel momento in cui Cherubini scrisse la sua opera lo Sposo di treî femmine.
Questa seconda dimora di Pleyel in
Italia fu più breve della prima. Richter maestro di cappella della
cattedrale di Strasburgo aveva allora 74 anni, e sentiva il bisogno
d’ avere un sussidio nel suo impiego : fu offerto a Pleyel il posto
di Maestro di cappella aggiunto colla sopravvivenza del titolare;
egli l’accettò, e nello stesso anno 1783 andò a prenderne possesso. I suoi quartetti di violino c le sue sonate di‘ piano, acquìstarono allora la celebrità di cui parlammo. Le edizioni di queste opere moltìplicavansì all’ infinito, e si stampavano con una profusione incredibile a Vienna, a Berlino, a Lipsia, a Oflenbach, a Parigi, a Londra ed in Olanda.
La riputazione di Pleyel eclissava quella di tutti gli altri
compositori, e non si voleva sentire altra musica che la sua. Egli
aveva, composto anche delle sinfonie, e sebbene le proporzioni della
sua musica fossero un po’ troppo piccole per quel genere, pure esse
avevano avuto dell'incontro a motivo delle melodie piacevoli che
contenebano e della loro facilità d’ esecuzione. Vari artisti ed amatori si erano associati per sostenere lo stabilimento. Nel 1791 Salomon, violinista che aveva grandissima riputazione, immagiuò di dare per sottoscrizione dodici grandi accademie alla sala di Hannover-Square, e per gareggiare vantaggiosamente contro il Professional Concert, egli impegnò Haidn a dargli una gran sinfonia nuova per ogni accademia. Haidn andò in fatti a Londra, e le sue sinfonie produssero unelfetto straordinario. Queste furono le ultime dodici che scrisse. Il successo che aveva ottenuto l’ intrapresa di Salomon indusse questo musico a continuarla l'anno successivo. Gli amministratori del Professiolutl Concert videro allora le necessità d’opporre al loro compositore un’attrattiva di curiosità che potesse richiamare gli amatori, e scritturarono Pleyel, il quale si recò a Londra verso la fine del 1791 o scrisse varie sinfonie. L’incontro ch’ebbe la sua musica fu prodigioso. Egli aveva superato sè stesso e si era mostrato degno di stare a fronte del suo illustre maestro. Sgraziatamente il Professional Concert fu sciolto alcuni anni dopo, la biblioteca fu dispersa, è le sinfonie di cui Pleyel non aveva conservato copia furono perduto per sempre. La sua scrittura di Londra era stata fatta per 1200 lire sterline. Questa‘ somma ed alcune altre sue economie misero Pleyel in istato di comprarsi un fondo ad alcune leghe da Strasburgo. Richter era morto in settembre del 1791, e Pleyel gli era succeduto nel titolo di primo’ Maestro di cappella della cattedrale : ma la rivoluzione che era scoppiata, avaudo fatto cadere il culto cattolico, Pleyel perdette il suo impiego e si ritirò nella possessione che aveva acquistato, ma non vi fu lasciato tranquillo. Il posto che aveva coperto per lungo tempo lo poneva nel numero di quelli che allora si chiamavano Aristocrati. Sette volte egli fu denunziato nel’1793, è soltanto là fuga poté sottrarlo alla‘morte; finalmente venne arrestato in casa sua di notte e fu condotto innanzi agli ufficiali municipali di Strasburgo. Interrogato sulle sue’ opinioni, protestò del suo cìvismo : ma si esigè da lui per prova, che scrivesse una specie di dramma per l’ anniversario del 10 agosto, di cui uno dei Septembriseurs aveva scritto le parole : bisogno dunque accettare.
Pleyel chiese di poter tornare a casa sua per scrivere con maggior
comodo, il ché gli fa conceduto; ma rimase sotto la guardia dì due
gendarmi e del poeta, che gli dava tutti gli schiamenti de’ quali
aveva bisogno. Entravano in quella musica sette campane. Queste campane che erano state prese da varie chiese, furono sospese alla ‘volta della cattedrale. Il primo suono che rendettero fu un accordo perfetto che produsse un effetto così straordinario, che Pleyel cadde in deliquio.
Gli abitanti di Strasburgo conservano tuttora la
memoria dalla impressione che fece su di loro quella bell’ opera di
Pleyel, il cui spartito esiste presso la sua famiglia. L’incontro sempre crescente della sua musica gli fece nascere in mente il pensiero di trarne per sè il vantaggio ch’essa procurava ai mercanti della capitale e di farsene egli stesso editore. Stabili per conseguenza una fabbrica di pianoforti. Questi stabilimenti prosperarono, ma le cure ch’ essi esìgevano lo distolsero a poco a poco dal comporre, e molto tempo prima che morisse cessò di scrivere.
Nulla di meno egli aveva
composto dodici quartetti che rimasero inediti, ben superiori
riguardo alla jattura a quanto aveva prima pubblicato, e che provano
ch'egli era tuttora nel vigore del suo talento quando si condannb al
silenzio. Questi quartetti eccitarono l’ ammirazione di varj artisti
distinti.
Viveva colà felice
quando la rivoluzione di luglio gli cagionò delle inquietudini sulla
sicurezza de’ suoi possessi. La sua salute aveva già sofferto i suoi
iucomodì si accrebhero, e dopo tre mesi di patimenti quasi continui,
il 14 novembre scorso passò a miglior vita. Se ne ìndicheranno soltanto le principali: si conoscono di lui ventinove sinfonie incise; nove opere di quartetti per violino; quattro opere di quintctti; varie opere di terzetti per due violini e basso, o per violini alto e basso; dei duetti ; delle suonate e dei concerti di violino, dei concerti e delle sinfonie concertate per piano forte, ed una quantità di sonate per lo stesso strumento; oltre a molte altre opere che troppo lungo sarebbe l’ enumerare. Tutte queste opere furono per lungo tempo in voga; ora esse hanno soggiaciuto all’eil'etto d' un cambiamento totale nel genere della musica strumentale." L'Eco, giornale di scienze, lettere, arti, mode e teatri, Volume 4, 1831, p. 614 - 616
PLEYEL
PLEYEL contra SAX
(1851)
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